Ciro Esposito è deceduto in seguito alle ferite ricevute durante l’ultima trasferta del Napoli a Roma. Rabbia e indignazione sono i sentimenti maggiormente diffusi in queste ore, ma c’è anche chi affronta la questione in modo razionale e freddo. Stiamo parlando di uno che il mondo ultrà napoletano lo conosce bene, ossia Gennaro Montuori, detto ‘Palummella’, oggi conduttore di una trasmissione televisiva. È colui il quale per tanti anni ha guidato i cori della Curva B del Napoli e che organizzava coreografie anche per le gare in trasferta. Già allora, riferisce Palummella, “non ci risparmiavano proprio nessun tipo di insulto”.
Ora la situazione è nettamente peggiorata e Gennaro Montuori afferma di sentirsi molto male per quello che sta succedendo nelle tifoserie e nel calcio italiano in generale.
“Possibile mai che si muoia per andare a vedere una partita di pallone? Da quando sono andato via da questo mondo – dice Palummella – è il secondo tifoso a rimetterci la vita, dopo Sergio Ercolano”.
Il riferimento è al ragazzo che morì nel settembre del 2003 durante gli scontri avvenuti nel derby tra Avellino e Napoli. Tra la curve che dice di aver frequentato e quelle odierne, l’ex capo ultrà vede un abisso e ricorda quando il “suo” Napoli perse lo scudetto e applaudì ugualmente il Milan di Arrigo Sacchi.
“Purtroppo – continua l’ex ultrà – da un po’ anni è tutto cambiato. I cori contro i napoletani sono intrisi sempre più di violenza. Quella violenza che c’è in giro e che mi indusse a fermarmi. Oggi penso solo alla madre di Ciro, a questa donna così dignitosa e mi auguro, se questa perdita può avere un senso, che ci sia qualcuno che capisca che è ora di ripartire da zero”.
Nella stagione appena trascorsa, i cori e gli insulti nei confronti dei napoletani sono aumentati in modo esponenziale, più che per odio reale nei confronti dei tifosi campani, anche per sfida nei confronti del “palazzo” e della tanto avversata norma della “discriminazione territoriale”. Eppure, un modo per evitare la violenza e l’odio, secondo Palummella c’è. Ecco la ricetta di uno che ha vissuto per tanti anni il mondo ultrà:
“Secondo me – sottolinea – bisognerebbe vietare da subito le trasferte. Ognuno tifa a casa sua. E poi, introdurre dei premi per le tifoserie capaci di organizzare le coreografie più belle. Incentivare i messaggi in positivo, come i cori a favore e penalizzare quelli contro. In questo calcio così gravemente ammalato bisognerebbe poi tornare alle bandiere, sugli spalti e in campo. Basta con calciatori che oggi sono in un posto e domani in quello opposto. Questo sicuramente incide sull’affezione in positivo della gente”.
Ovviamente, i giocatori che non cambiano casacca è una mera utopia, ma i premi per chi tifa solo per la propria squadra e non contro sono una soluzione sensata. Quanto alla rivalità tra Napoli e Roma, Montuori ricorda un episodio che lo ha riguardato anni fa, quando promosse una raccolta di fondi per pagare il funerale di un tifoso giallorosso.
“La cosa più incredibile è che per giorni e giorni si è parlato di Gennaro De Tommaso (“a carogna”, ndr) che ha fermato possibili disordini e si è taciuto di un tifoso, anzi di un delinquente, che aveva addirittura sparato, una cosa inaudita, mai successo vicino a uno stadio”.
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